Velázquez e la bellezza nella verità



Il venditore ambulante di acqua fresca, oltre all'acqua, di villaggio in villaggio, portava anche le notizie, facendo circolare le novità. Ma qui un silenzio denso pervade la scena.
L'acquaiolo, uomo imponente con veste di color bruciato e camicia candida, porge un bicchiere d’acqua a un fanciullo, che guardando in trasparenza, scorge la sagoma di un fico, usato per profumare l’acqua. 
Al centro, nascosto dall'ombra, un terzo uomo, maturo, beve avidamente. Forse rappresenta la sete oppure perfeziona il trio delle età della vita.
Il gioco di luci drammatiche e di ombre pervasive, di matrice caravaggesca, rimbalza tra i volumi panciuti dei recipienti di terracotta, che con le loro forme tonde riecheggiano l'imponenza dell'acquaiolo.
La perizia dell'artista si coglie nello scorcio del viso del ragazzo, nelle gocce d'acqua sull'otre in primo piano, nel riflesso perlaceo del bicchiere.
Sempre alla ricerca della bellezza nella verità delle cose, in questa scena popolaresca, Velázquez, giovane ma artisticamente già  maturo, crea un equilibrio ottimale. 
 
Diego Velázquez (Siviglia, battezzato il 6 giugno 1599 – Madrid, 6 agosto 1660), l'acquaiolo di Siviglia, 1620, Victoria And Albert Museum, Londra

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