Vaïte era il suo nome


Jeanne, una timida ragazza francese, era la figlia dell'avvocato August Goupil.  Con la famiglia si era trasferita in un'ariosa casa coloniale in una piantagione a Tahiti, vicino a Papeete. Suo padre, amico di Gauguin quel tanto da prestagli qualche libro,  avevo commissionato questo ritratto al connazionale sempre squattrinato.

Gauguin, qui al suo secondo soggiorno tahitiano, partecipava a quel vasto movimento di pensiero che vedeva nella fuga dalla civiltà l'unica via verso una felicità nuova, possibile solo in paradisi tropicali, all'insegna del primitivismo, e della ricerca di una mitica mai definita età dell'Oro. Il mondo reale e il mondo onirico si condensano in opere come questa, in cui la dimensione decorativa e ornamentale rendono l'atmosfera sospesa tra sogno e realtà.

Jeanne siede impacciata di fronte a noi, tutta rinchiusa nel suo bell'abito abito ocra, e sfoggia con una disinvoltura che non le appartiene diversi monili e una borsetta. La timidezza rende enigmatica la figura, solida e distante come un idolo etnico, seppur così affascinante. Alla tenda blu e rosa, trapuntata di radi fiori stilizzati, è affidato il compito di rendere straniante uno degli sfondi più preziosi dell'intera produzione di Gauguin. Tutte le superfici, piatte e spatolate, sono contornate da una spessa linea blu, che sottolinea il valore bidimensionale e iconico del suo stile.  

Da oltre un secolo la timida Jeanne affascina i cuori di mezzo mondo, trasfigurata nell'empireo dell'arte grazie alla maestria di Gauguin. 

Vaïte era il suo nome tahitiano. 

Paul Gauguin (Parigi, 7 giugno 1848 - Hiva Oa, 8 maggio 1903) , Ritratto di ragazza, Vaïte (Jeanne) Goupil, 1896, Ordrupgaard Museum, DK


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