La caccia era uno dei passatempo degli aristocratici del primo Rinascimento. Veniva celebrata anche a livello simbolico, invocando Diana, dea della caccia e della castità, con la falce di luna come stemma delle bardature dei cavalli.
Suggestiva è l'idea di una caccia notturna, che diventa più un gioco misterioso che una competizione. L'impostazione geometrico prospettica di Paolo Uccello si rintraccia nella griglia in cui gli arcani cavalieri, i segugi e e persino gli alberi sono pezzi di una scacchiera dimenticata.
Le lance dei cacciatori, i rami e tronchi tagliati creano uno spazio coerente, abitato da uomini e animali che hanno le fattezze di bambole di pezza di una storia fantastica; il nostro sguardo s'ipnotizza tra il profondo della foresta e la corsa delle casacche rosso lacca dei personaggi. Tra le chiome degli alberi tocchi dorati rendevano il dipinto ancora più affascinante se ammirato a lume di candela.
Paolo Uccello è uno dei grandi pittori prospettici del Rinascimento, che qui ci regala una favola di surreale bellezza.
Paolo di Dono, detto Paolo Uccello (Pratovecchio, 15 giugno 1397 – Firenze, 10 dicembre 1475), Caccia notturna, 1465-70, Ashmolean Museum, Oxford
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