Diego Martelli: ritratto della voce dei Macchiaioli

 


"Fu detto che la forma non esisteva e siccome alla luce tutto risulta per colori e per chiaroscuro così si volle solamente per macchie, ossia per colori e per toni, ottenere gli effetti del vero" (Scritti d’arte)

Diego Martelli (Firenze, 28 ottobre 1839 – 20 novembre 1896) è stato un critico d'arte della seconda metà dell'Ottocento. 

Cresce in una famiglia che coltiva sia interessi letterari e artistici sia solidi ideali risorgimentali. Per completare la sua educazione artistica, frequenta il caffè Michelangelo, dal 1851 luogo di ritrovo del gruppo dei Macchiaioli, e diventa subito una delle personalità più importanti. Si arruola per combattere nella seconda Guerra di Indipendenza, ma viene congedato per motivi di salute. 

La tenuta di famiglia, a Castiglioncello, diviene il luogo di soggiorno e d'ispirazione per molti amici macchiaioli, quali G. Fattori, T. Signorini, S. Lega, O. Borrani, G. Abbati, R. Sernesi, F. Zandomeneghi, Nel 1862 il M. intraprende il suo primo viaggio a Parigi, dove entra in contatto con diversi esponenti del mondo culturale del tempo, e tra questi molti impressionisti. 

Gli anni Settanta sono intesi dal punto di vista della produzione critica, che riporta Martelli a Parigi come corrispondente letterario, e dove approfondisce la conoscenza di C. Pissarro, E. Manet, E. Degas e dello scrittore É. Zola. Frequenta il caffè Nouvelle Athènes di Place Pigalle, respirando il clima del momento, scorgendo molte affinità con le esperienze dei macchiaioli. 

Visita la quarta mostra degli impressionisti e tornato in Italia nel 1880 tiene una conferenza che offre al pubblico italiano un iniziale sguardo sulle conquiste francesi, un testo che viene considerato il suo più importante lascito critico. 

Al contrario sul fronte personale gli anni Settanta sono  sfortunati per alcuni investimenti azzardati e densi di impegni per quanto riguarda il suo attivismo politico. Negli anni Ottanta non abbandona la divulgazione artistica che procede di pari passo con il suo impegno politico. 

Oppresso da una situazione economica sempre più instabile, negli ultimi anni di vita abbandona la politica. Lascia in eredità alla città di Firenze le sue splendide collezioni di arte contemporanea e il suo prezioso archivio.  

Ritratto di Martelli con cappello di Giovanni Boldini (1870 c.), Martelli in poltrona di Federico Zandomeneghi (1879), Martelli nello studio di Edgar Degas (1879), Martelli a Castiglioncello di Giovanni Fattori (1870 c.)

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