La nobildonna Caterina Eyre sceglie di essere raffigurata in visita presso lo studio del pittore, affollato di quadri, non finiti o incorniciati e appesi. Dopo aver atteso invano il ritorno di Signorini, la donna decide di lasciargli un biglietto. Per nulla spazientita, si accomoda alla scrivania ingombra di fogli e carte e scrive.
Si erano conosciuti a Siena, entrambi frequentatori del salotto dei conti De Gori. Ma noi non conosceremo mai il motivo della visita. Non sapremo mai il motivo dell'assenza del pittore. Il non detto, il sottinteso e l'inatteso sono gli ingredienti di questo brillante ritratto nell'atelier dell'artista.
La stesura pittorica di Signorini, sontuosa e sciolta, si accende nella definizione dell'abito madreperlaceo e nei luccichii delle cornici dorate dei quadri appesi, e si contrappone al timbro sordo della decorazione geometrica del pavimento oliva e al cupo cremisi delle pareti.
Telemaco Signorini (Firenze, 18 agosto 1835 – 10 febbraio 1901), Non potendo aspettare o La lettera, 1867, Gallerie d’Italia, Piazza Scala, Milano
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