Il mito di Europa

 


Secondo il mito,  un giorno Zeus vide la bella Europa mentre raccoglieva fiori in un prato vicino al litorale fenicio e se ne invaghì. Per possederla, si trasformò in un toro domestico, bianco e profumato di zafferano. Così avvicinò la fanciulla, e stendendosi ai suoi piedi, la invitò a salire sulla sua groppa. Presa dalla bellezza e dalla mansuetudine dell'animale, Europa salì sul dorso del toro, che la portò con sé attraverso il Mediterraneo per approdare a Creta. Lì giunti, Zeus rivelò la sua vera identità ma rifiutato, si trasformò in aquila per soggiogarla definitivamente. Da questa unione nacquero tre figli, tra cui il leggendario re di Creta, Minosse.

Carlo Maratta, principe dell'Accademia di San Luca e importante pittore classicista del Seicento, rappresenta l'episodio nell'iconografia consueta, con  Europa che cavalca un magnifico toro bianco, la cui mansuetudine è espressa dalla ghirlanda di fiori che inanella le corna. 

Ai contemporanei non sfuggì che Maratta, in quest'opera, fece riferimento ad un celebre pittore del Cinquecento Veneto: "Questo autore copiò da Paolo Veronese il Ratto di Europa (1793) 

Carlo Maratti (Camerano, 15 maggio 1625 – Roma, 15 dicembre 1713), Il ratto d'Europa, 1680-85, Galleria Nazionale d'Irlanda

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