Scrivere con una piuma la profezia


Guercino dipinge una giovane donna seduta alla scrivania. Appoggia il braccio sinistro su un libro a sorreggere la guancia, nella posa della "malinconia". Porta in capo un turbante ed è sontuosamente vestita nei toni del rosa acceso, dell'arancio e del brunito. La scollatura è sottolineata da un bordo blu intenso. Nel taglio del libro ci porge il suo nome: Sibilla Persica. E' intenta a scrivere con una piuma la sua profezia, che descriveva il miracolo dei pani e dei pesci, auspicando l'arrivo di colui che avrebbe salvato tutte le genti pagane.

Come tutte le creature mitiche, l'origine delle Sibille affonda nella notte dei tempi. Erano le più note veggenti dell'antichità, sacerdotesse consacrate ad Apollo che prevedevano il futuro e che interpretavano gli oracoli del Dio.  Dal loro nome si ricava la loro provenienza. Secondo le fonti possono essere quattro, o dieci o dodici. La Chiesa cristiana, sin dal Rinascimento  ne aveva reinterpretato gli oracoli come anticipazioni della storia cristiana, e vengono considerate il corrispettivo pagano dei 12 profeti dell'Antico Testamento. Spesso vengono raffigurati insieme.

Guercino (Cento, 2 febbraio 1591 – Bologna, 22 dicembre 1666), La Sibilla Persica, 1648, Musei Capitolini

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