l'eterna sfilata di cocotte


Il caffè era il luogo d'incontro della vita parigina. In una lettera ad un amico, Boldini scrive che era “una cosa difficilissima ritrarre le Folies-Bergère”. 
Sappiamo che frequentava il bar col taccuino alla mano, tentando di cogliere al volo i gruppi di individui, le pose, le figure. Poi tornava nel suo studio, ricreando la stessa illuminazione a gas  del locale. E finalmente schizzava la scena che aveva nella sua immaginazione:  "l'eterna sfilata di cocotte, il pubblico, il caffè e in fondo in fondo, il palcoscenico col ballo." 

In un locale dallo sfondo pompeiano, il pittore cita i grandi artisti che considerava maestri e rivali, Degas e il compianto Manet. Forse nella coppia al tavolino centrale, si può riconoscere Boldini accanto a una delle sue famose amanti-modelle, la bruna Gabrielle de Rasty. 

Con questo quadro del pittore che più di ogni altro incarna la mondanità, invio il mio augurio di tornare presto alla vita normale, fatta di incontri, di luoghi e di persone. 

Giovanni Boldini (Ferrara 31 dicembre 1842 - Parigi, 11 gennaio 1931), Al Café, 1889

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